Mi rendo conto che questo, però, è quasi un'utopia: devo affrontare una mentalità diffusa (non solo all'interno del mio club) e ormai radicata da tempo, il che non aiuta.
In ogni caso un pezzo forte di molti soci del club è quello del filo di cotone prodotto dalla bocca. Un effetto che viene insegnato nel corso propedeutico e che in molti dei soci senior eseguono.
Naturalmente tutti allo stesso modo.
L'effetto più o meno è questo (una descrizione romanzata di ciò che ho visto e pensato).
Vi consiglio di leggere prima solo il grassetto (che è la descrizione più oggettiva) e poi di rileggere tutta la descrizione comprendendo anche i miei pensieri (così potete sapere meglio se i vostri pensieri concordano con i miei oppure no):
Un mago abbastanza panciuto entra in scena con una grande ciotola piena di cotone. (Sembra spaesato, quasi fosse stato costretto a calcare quel piccolo palchetto, sputato lì, davanti alle fauci di un pubblico famelico (?)). Dopo qualche cenno di saluto (imbarazzato) ed una breve introduzione di se stesso e di quel che è venuto a fare del tipo "Buona sera, sono un mago e vi farò una bella magia" (... complimenti non me lo sarei mai aspettato!) ecco che comincia a mangiare il cotone. (Ma che fa è matto? Che gli ha preso una malattia? Un'allucinazione... forse dovuta al fatto che ha saltato il pranzo. Magari non riesce a far magia senza aver mangiato) Lo mangia per un considerevole ammontare di tempo (come se mi interessasse vederlo mangiare... fosse almeno buona la pietanza! Poi ho già manigato) poi si ferma (è sazio? Oppure ha capito l'idiozia che stava facendo? O forse ha deciso di farci vedere finalmente una magia?), gesto magico (?) ed ecco che dalla bocca gli spunta fuori qualcosa. La va a prendere ed è un filo! Comincia allora a tirarlo (e adesso lo tira fuori? forse ha pensato che è meglio stare a dieta...) ed è lunghissimo... (potevi mangiarne di meno, idiota! Un quarto d'ora, con la STESSA MONOTONA musica di sottofondo a cercare di cacciar fuori tutto quel filo. Volevo vedere un po' di magia, non un nuovo modo di fare la dieta)
Quando (finalmente) il mago realizza di tenere in mano il capo finale del filo è contento e fa un inchino ricevendo i meritati (?) applausi.
Questa è la storia. Forse converrete con me che uno che mangia il cotone ottiene per lo meno un effetto comico, ma lì dentro nessuno rideva. A tutti sembrava una cosa normale. Che fossi l'unico a cui non piace mangiare il cotone? Va bè, comunque da quel giorno in cui ho visto per la prima volta quest'effetto non l'ho capito e solo oggi, a quasi tre anni di distanza ho capito.
Ho capito che non c'era nulla da capire.
E l'ho compreso trovando per caso questo video, dategli un'occhiata.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Oconi6m06KM[/youtube]
Ho dovuto guardarlo più volte per riconoscere che l'effetto era lo stesso. Bhè più o meno, qui si mangia la carta...
Ma che cambiamento! Tu guarda com'è cresciuto in tre anni.
Cosa c'è però di veramente diverso? Tanto!
Innanzitutto è un signore vestito in maniera abbastanza particolare: pantaloni alti con bretelle, camicia a quadratoni, bombetta... Chi è costui? Già fa venire un po' di curiosità e non si sa chi è perché non ha detto una parola.
Ciò che si sa, però, è che vuole mangiare perché ha apparecchiato il tavolo. Si siede già desideroso mettendosi il tovagliolo per non sporcarsi, sente l'aroma... ma! Un momento! La pietanza sono un mucchio di tovaglioli! E' sorpreso... proprio come me. Che diavolo di cucina è quella? Prende le bacchette (ecco! Cucina orientale, forse è in un ristorante o ha fatto take away.) e sembra accettare lo strano "spettacolo culinario" come frutto di un'altra cultura. Qualche problema all'inizio ma grazie alle istruzioni riesce a mettersi nelle condizioni di raggiungere il suo obbiettivo iniziale, cioè mangiare!
Lo scruta bene, poi lo assaggia (non lo potrei mai fare, ci vuole un bel coraggio!) e sembra non gradire (certo come può! E' sempre un tovagliolo...). Ricontrolla le istruzioni, ma tutto è esattamente come dovrebbe essere (per quanto strano possa sembrare a lui e a noi). Così riprova, ma la sensazione è sempre la stessa.
Mammamia quanti ce ne sono! Ma bisogna farsi coraggio e via con le mani. E comincia anche a prenderci gusto (quasi quasi ci provo anche io a mangiarli), quando sembra non riuscire più ad inghiottire. Ci vuole del vino! E il bicchiere si riempie da solo. Un bel sorso ed ora è molto meglio.
Ricomincia a mangiare a volontà e la offre anche al pubblico dividendo gentilmente in porzioni un pezzo unico, ma nessuno accetta (stranamente) e così ecco che diventa di nuovo unito (da solo!) così può mangiarlo in un sol boccone. E così via fino a quando c'è qualcosa che non va, risputa l'ultimo boccone prelibato che ha mangiato ed ecco che c'è una sorta di rigurgito. Tutta la carta, mezza digerita, riesce. Ad un certo punto si colora di rosso (che schifo sarà? Ah è il vino!) E poi di nuovo bianco sempre di più in un crescendo di musica fino a quando alla fine esce un mazzo di fiori!
Ah quanto è cambiato! E quanto mi è piaciuto!
Dopo questa bella digressione ritorno allo stile serio parlando un po' delle riflessioni generali che queste sensazioni hanno generato. Forse, come non lo sono per me, non saranno per voi nuove o originali, ma visto che ho trovato un riscontro pratico lo voglio condivide e penso che potrà tornare utile.
Ogni azione che compiamo ha uno scopo preciso. La mattina ci alziamo dal letto perché vogliamo (o dobbiamo) fare qualcosa che non sia dormire tutto il giorno nel nostro letto. Andiamo in un determinato posto con l'intenzione (e/o con l'aspettativa) di ricavarne in qualche modo un guadagno.
E qual'è il modo migliore per ricavare un guadagno dalla nostra professione/passione? Dobbiamo riuscire a vendere al pubblico ciò che abbiamo e fare in modo che siano soddisfatti dell'acquisto.
Grazie alla sopradescritta esperienza, però, sono sicuro che al pubblico non interessi veramente il trucco in sè: il mero gioco di prestigio, come hanno più volte ribadito molti esponenti del mondo magico, è una sfida all'intelligenza dello spettatore che provoca frustrazione e distacco.
Se vogliamo offrire offrire al pubblico un effetto magico in modo che gli interessi, che lo affascini e che lo meravigli dobbiamo trasformare il gioco di prestigio in qualcosa di vicino al pubblico.
Ma cosa interessa al pubblico in generale?
Qualcuno (scusate ma non ricordo l'autore originale) risponde così: alle persone non c'è nulla che interessi di più delle persone stesse.
Ed ecco che il problema dell'effetto diventa un problema di causa. Cosa può farmi avere la necessità di risolvere una determinata situazione?
Mi rendo conto che questa riflessione astratta, dal momento che l'ho scritta pure male, non possa essere chiara. Prendiamo ad esempio la situazione da cui è nata la discussione.
Sono un prestigiatore e so produrre un filo di lana dalla bocca. Le altre persone non lo sanno fare quindi è qualcosa di interessante. Mostro alle altre persone che lo so fare.
oppure
Sono un prestigiatore e so produrre un filo di lana dalla bocca. Come posso farlo? Mangiando prima del cotone. Perché devo mangiare del cotone? (Qualcuno mi fa uno scherzo vendendomelo per zucchero filato? E' una punizione dovuta a una scommessa persa? E' uno strano piatto servito in un ristorante straniero?). Adesso che so qual'è la causa che mi porta all'effetto devo creare la situazione che causa la causa (scusate il gioco di parole)
Questa è una riflessione veloce e semplicistica (e scritta male), ma credo di aver illustrato il punto che mi è venuto in mente: è la motivazione che giustifica e rende interessante la magia.
Dite ciò che ne pensate e sviluppiamo questo argomento. L'esperienza di ciascuno di voi può essere utile a tutti.

Scusate se sono stato prolisso e disordinato.
Santoch.